Evento del:
11/02/2013 18:30
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Auditorium dell’Ara Pacis - via di Ripetta 190 - Roma
Data articolo:
11/02/2013
Le elezioni sono alle porte, ma un gran fetta di elettorato è ancora indecisa sulla scelta da compiere. L’offerta politica è vasta e diversificata e altre incognite influiscono sul voto: astensionismo, diffidenza dai partiti tradizionali, l’avvento del Movimento 5 Stelle. Molti italiani, a due settimane dalle politiche, non sanno ancora se votare e per chi. Nell’ultima puntata di Roma InConTra – Ara Pacis abbiamo provato ad affrontare, con l’aiuto del pubblico in sala, i dubbi che gli elettori hanno e quelli che è opportuno che abbiano in vista del voto.
Non potevamo non iniziare la puntata senza citare il fatto del giorno: l’annuncio delle dimissioni del Papa, fissate per il 28 febbraio. Il padrone di casa Enrico Cisnetto si è domandato come questa notizia di livello planetario possa influire sulle ben più provinciali elezioni italiane. L’elettorato cattolico si ricompatterà? Grillo e i sostenitori del ricambio drastico di un’intera classe dirigente avranno una spinta in più a far piazza pulita dei vecchi politicanti, rafforzati dall’assunto che si è dimesso persino il Papa, mentre i politici rimangono ben saldi sulle loro poltrone.
Il Prof. Roberto D’Alimonte, docente della Luiss ed editorialista del Sole 24 ore, non crede che la vicenda possa avere un impatto rilevante sull’esito delle elezioni. Lo scenario delle forze in campo, secondo D’Alimonte, vede assottigliarsi il divario tra la coalizione di centro sinistra guidata dal Pd e quella di centro destra. Il recupero di Berlusconi nelle ultime settimane è stato evidente, tanto che non bisogna escludere un’eventuale vittoria del Pdl anche alla Camera. L’altro dato da sottolineare – prosegue il Prof. – è la crescita nelle rilevazioni del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo.
Anche Antonio Polito, editorialista Corriere della Sera e autore de “In fondo a destra” (Rizzoli), ritiene che la notizia del Papa non avrà ricadute sull’esito delle elezioni e che potrà, al massimo, distogliere l’attenzione per qualche ora dalla campagna elettorale. Filippo Facci, editorialista di Libero, pone allora un dilemma amletico e provocatorio: “influenza più il voto l’acquisto di Balotelli o le dimissioni del Papa?”.
Ritornando ai temi della campagna elettorale si è parlato del costante avanzata del Movimento 5 Stelle con Piergiorgio Corbetta, docente Università Bologna, già direttore Istituto Cattaneo, curatore con Elisabetta Gualmini de “Il partito di Grillo” (Il Mulino). Corbetta pone due interrogativi di fondo per l’M5s: quanto sarà leale il prossimo gruppo parlamentare di Grillo? I concetti di “democrazia diretta” e di “partecipazione attiva” si scontreranno con la leadership del padrone?
Sull’ascesa nei sondaggi del partito di Grillo è intervenuto Gianluigi Paragone, giornalista, conduttore de “L’Ultima Parola” - Rai Due, che ha sostenuto come il Movimento 5 stelle abbia drenato, nelle regioni del Nord, molti voti alla Lega, facendo breccia in un elettorato deluso e pieno di rabbia. Anche Gianni Ippoliti ha commentato, con la sua consueta ironia, lo scenario attuale, in cui “la gente si sta chiedendo se è possibile che in una sola tornata si debba eleggere il Parlamento, il Presidente della Repubblica, il Papà e il nuovo allenatore della Roma”.
I dubbi e le perplessità dell’elettorato sono state rappresentate dal pubblico in sala, che ha preso la parola motivando i propri intendimenti in vista del voto: dall’astensione al voto tradizionale per Pd e Pdl, dalla lista Monti a Grillo, da chi si ritiene ancora incerto fino alle preferenze per Ingroia e Giannino. Gli ospiti si sono confrontati con il pubblico, approfondendo i contenuti delle varie scelte, per comprenderne fino in fondo le motivazioni.
Antonio Polito, ad esempio, crede che Grillo, paradossalmente, sia la salvezza di Bersani, perché rappresenta l’unico argine alla rapida rimonta di Berlusconi. Filippo Facci ritiene invece che il Pd vincerà seccamente, anche al Senato, perché è l’unico partito rimasto in Italia. Il voto al Pd - continua l’editorialista di Libero - è reazionario, ma è l’unico voto utile, al contrario di quello al Pdl, che ha esaurito ogni embrione di credibilità.
Secondo Bruno Manfellotto la colpa più grave di Berlusconi è stata trasformare il Governo, le istituzioni e la vita pubblica del Paese in qualcosa di privato e personale. Per quanto riguarda l’astensionismo – prosegue il direttore de L’Espresso – è un diritto e come tale va rispettato, ma semplicemente non serve a nulla. Antonio Polito sottolinea come il Paese abbia una grande urgenza, quella di ricostruire la Destra “normale”: di governo, liberale, moderata, conservatrice. La conclusione è affidata alla verve implacabile di Giampiero Mughini, scrittore e giornalista, autore de “Addio gran secolo dei nostri vent’anni” (Bompiani), secondo cui queste elezioni non cambieranno di una virgola la tragedia italiana, i cui indicatori economici sono ben noti. Ad Ara Pacis abbiamo provato a chiarirvi e chiarirci le idee sull’attuale offerta politica, attraverso una lettura critica dello scenario esistente. Ci siamo riusciti o abbiamo aumentato i vostri dubbi? Ai telespettatori l’ardita sentenza.