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LEADER E PIFFERAI
Evento del: 21/01/2013 18:30 - Auditorium dell’Ara Pacis - Via di Ripetta, 190 Roma
Data articolo: 21/01/2013
​Mentre infuria una campagna elettorale populista, qualcuno sogna una Thatcher, altri Blair e Mitterand. Peccato che l’Italia sia piena di leaderini e sprovvista di statisti. Nell’ultima puntata di Roma InConTra – Ara Pacis abbiamo provato a fare una radiografia (impietosa) della nostra classe dirigente. Lo abbiamo fatto con Antonio Caprarica, autore de “Ci vorrebbe una Thatcher” (Sperling & Kupfer). Un libro in cui corrispondente Rai da Londra afferma come l’Italia si trovi di fronte al declino come il Regno Unito di 30 anni fa. Può uscirne, con pena e sacrificio, ma con tre elementi, e 30 anni di ritardo, come fecero i sudditi della Corona guidati dalla Thatcher: con la concorrenza in economia, la trasparenza nelle istituzioni e la moralità nella cosa pubblica. Il Regno Unito alla fine degli anni Settanta aveva industria in declino, costo della vita crescente, debito pubblico incontenibile e chiese l’aiuto dell’Fmi. Era il “grande malato d’Europa”. All’inizio la ricetta fu durissima, ma poi si videro i risultati. La medicina della Thatcher furono tagli di spesa, privatizzazioni delle aziende statali, deregulation, le diseguaglianze devono essere la spinta per il successo. Oltre alle misure concrete, la Lady di ferro non ha solo rivitalizzò l’economia, ma cambiò proprio cambiato la mentalità, “rieducando” ai valori del merito e della fatica gli inglesi, perché, per la Thatcher “non esiste una cosa come la società”. Nel senso che “un Paese, per crescere, ha bisogno della responsabilità degli individui”.
Il padrone di casa Enrico Cisnetto ha chiesto agli ospiti se impareremo degli inglesi lo stile della frugalità politica. Il dubbio è rimasto e Sergio Cofferati, europarlamentare del Partito Democratico ha prima di tutto sottolineato come i “poteri forti” in Italia sono “l’establishment” anglosassone. Fino agli anni Sessanta in Inghilterra c’era “l’età della deferenza”, e che se si operasse una razionale politica dei redditi, ci sarebbe speranza anche per l’Italia. Hanno espresso pareri differenti Piero Ostellino, editorialista Corriere della Sera, e Olivero Beha, giornalista e scrittore, secondo i quali l’imbarbarimento dell’Italia è giunto ad un punto di non ritorno.
Giordano Bruno Guerri storico e scrittore, ha invece sottolineato sotto un profilo storico come in tutta Europa non siano più presenti i grandi leader del passato. L’Italia che si avvicina alle elezioni del 2013 si trova sospesa fra le macerie della Seconda Repubblica e un Terza ancora tutta da definire. Quello che è certo è che personaggi del calibro degli statisti delle Prima Repubblica, quelli che hanno ricostruito una Paese dalle macerie del dopoguerra per condurlo ad essere uno dei primi paesi industrializzati al mondo, all’orizzonte, al momento, non se ne vedono. L’astensionismo, e con esso l’ondata di antipolitica, già manifestatosi alle regionali in Sicilia è un’ombra che pende sugli esiti della prossima campagna elettorale. Ma la campagna elettorale in corso, per  Tito Boeri, economista, editorialista La Repubblica, fondatore “Lavoce.info" non pare andare molto al di là di slogan ed annunci. Non ci sono più i grandi statisti, quelli dotati sì delle doti della retorica, ma anche della capacità di visione, di capire ed agire, al di là delle risposte populiste e di breve periodo appannaggio invece dei leaderini.
Quella lungimiranza che il buon politico deve possedere, come spiegava Max Weber, non sembra
essere di casa fra le nostre forze politiche. Ma nemmeno il linguaggio, ha spiegato Irene Pivetti, presidente Only Italia, autrice con Alessio Roberti de “Dal cedolurismo a yes we can” (Alessio Roberti). La politica si nutre di parole. E il libro spiega come si sia passati dalla torre d’avorio del politichese all’impatto emotivo del turpiloquio. Alcuni politici dimostrano di conoscere a fondo il potere del linguaggio, (dall’uso sapiente della metafora, alla forza trainante dello slogan perfetto) , manifestando quella che gli autori definiscono intelligenza linguistica. Altri invece no…
La Pivetti ha espresso parole di apprezzamento per il modo di comunicare di Cofferati che «non a caso», ha detto la Pivetti, «viene dal mondo del sindacato, dove è necessario saper comunicare molto bene per farsi capire dai vari interlocutori». Cofferati ha accettato volentieri l'inedita attestazione di stima da parte dell'ex presidente della Camera. E Cisnetto non ha perso l'occasione di sottolineare, sornione, l'insolito scambio di cortesia, lanciando una provocazione che ha fatto divertire i diretti interessati: «Pivetti e Cofferati, nasce questa sera un nuovo partito»?
Se solo ci fosse un leader…

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    lunedì 21 gennaio 2013 18.30 - Auditorium dell'Ara Pacis - via di Ripetta 190 - Roma
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